mercoledì 24 dicembre 2008

I jens e l'amore

Immaginate. Anzi, visualizzate.
Il vostro armadio. Dentro, vestiti (ovvio). A seconda del vostro grado di ordine dentro ci troverete le camicie e le cravatte in ordine di colore o una scarpa che oh guarda un po’ dov’era andata a finire. Non so come sia il vostro armadio, ma so che potrei trovarci una cosa. Dietro, nascosti, al buio. I jeans stretti.
Quei jeans che avete comprato in un momento di smodato ottimismo, una taglia in meno della vostra. Tanto, ho intenzione di dimagrire. Quei jeans tanto stretti da essere, più che un capo di vestiario, un’utopia. Di solito a vederli mettono una tristezza infinita. A provarli, poi, non ne parliamo.
Vi svegliate la mattina, li trovate in fondo all’armadio, li sollevate e li guardate fissi negli occhi (si fa per dire). E’ una sfida. La prima gamba, quella destra, di solito, entra. Bene. Facile. E’ lì che perdete la concentrazione. Vi lasciate andare all’euforia del momento e infilate, convinti, la gamba sinistra. Quando i pantaloni superano il ginocchio, le cose iniziano a farsi difficili. Il jeans è stretto, incredibilmente stretto. Ma sì… Li ho lavati in acqua troppo calda, l’ultima volta. Ora si smollano. L’”ora si smollano” è la frase che fa precipitare il tutto dato che, a quel punto, tirate i pantaloni con convinzione fino al cavallo. Solo che, al cavallo, quei pantaloni non ci arrivano. Si fermano al sedere. Allora ha inizio la frenesia. Iniziate a saltellare furiosamente con le gambe fasciate nei jeans, simili più a salamini che a uomini propriamente detti. Sapete bene che è assurdo, ma iniziate a prendervela con loro, i jeans, perché, evidentemente, si sono ristretti apposta per farvi dispetto. Li offendete (loro e, possibilmente, tutti i loro parenti), entrando in una spirale di follia degna di Shining. Se qualcuno vi vedesse, in quel momento, vi consiglierebbe, nel migliore dei casi, un lungo periodo di riposo dal lavoro. In qualche modo, bestemmiando e tirando, riuscite a far arrivare i jeans alla giusta altezza. Avvicinate, trattenendo il respiro, i due lembi di tessuto, e afferrate la linguetta della zip.
E proprio lì, in quel gesto immensopiccolissimo, ripercorrete metaforicamente quel difficile percorso che è l’amore.
Perché la zip, lei, dopo tutta quella fatica, mica sale. No. Non vi dà soddisfazione, non premia i vostri sforzi. La zip, a quel punto, si inceppa.
Così anche l’amore, dopo i primi mesi di idillio e sesso sfrenato cinque volte al giorno, subisce un rallentamento, una curva negativa del grafico, diciamo. Iniziano i litigi, le incomprensioni, inizia persino un po’ di noia, e di paura. Quello è il momento in cui si manda tutto in malora, perché sarebbe tanto facile, smettere di temere, e piangere. Sarebbe tanto facile smettere di umiliarsi a lottare contro uno stupido paio di jeans, tanto ne ho degli altri, da qualche parte, posso mettere quelli, in fondo, no?
C’è chi toglie i jeans, li sfila con rabbia lasciandoli accartocciati sulla poltrona e non li guarda più per qualche mese, e c’è chi fa un profondo respiro, riprende il controllo del proprio raziocinio, e cerca una soluzione. Il secondo tipo, di solito, quella soluzione la trova.
Stessa cosa nelle relazioni: il fatto è che i jeans stretti sono, a ben vedere, come l’amore. L’amore non è come un bel vestito fatto su misura, non sarebbe possibile. Non esiste un sarto-cupido che vi prenda le misure dal cavallo alle caviglie, l’amore non potrà mai stare comodo da subito.
Lui non sarà mai romantico come lo vorrei io, io non sarò mai moderata come mi vorrebbe lui. L’eterna lotta dei sessi, che tanto vorrebbero vivere d’amore e d’accordo per tutta la vita, riassunta in un’immagine semplice quanto perfetta: qualcuno che lotta con una zip.
Questa metafora, forse, ci è venuta solo perché i jeans stretti impediscono un’ossigenazione ottimale al cervello, non saprei dire, fatto sta che la riteniamo un’ottima indicazione di cosa si debba fare per coltivare l’amore.
Un consiglio finale per allacciare quella stupida zip: buttarsi a letto, pancia all’aria, trattenere il fiato col bacino verso l’alto e tirare. Risultato garantito.
Buona fortuna!